di Fabio Ciarla
I toni sono quelli di chi vuole sdrammatizzare e non vuole arrivare allo scontro, d’altronde la ASL ha dato oltre 45 giorni (sebbene in parte festivi) ai gestori del Mercato Centrale di Roma – attualmente chiuso – per correggere alcune irregolarità.
Il problema, in parte, è di quali irregolarità parliamo.
Nel grande spazio che ha rivitalizzato l’ala Mazzoniana della Stazione Termini e, in realtà, l’intera accoglienza della stessa, ci sarebbero problemi per la porosità delle vernici di alcuni ripiani e del pavimento del magazzino pare (ma il controllo prima dell’apertura non aveva rilevato queste irregolarità?) e, inoltre, il fatto che la bottega che produce piatti a base di carciofi pulisse le verdure davanti al pubblico.
Neanche l’apposizione di una vetrina protettiva, avvenuta dopo il primo sopralluogo, è bastata agli ispettori, che evidentemente – regolamenti alla mano – hanno reputato non sufficientemente igienica la situazione creata.
A questo punto l’uomo della strada si chiede se siano regolari i mercati rionali, quelli della frutta e verdura per capirci, dove i contadini espongono al pubblico la mercanzia, provvedendo spesso a una prima pulizia da foglie e terra.
E magari per verdure consumate il più delle volte crude, al contrario dei carciofi che invece finiscano quasi sempre in padella o nell’olio bollente.
Insomma c’è da chiedersi cosa si vuole fare della produzione primaria e degli agricoltori, se infatti i regolamenti tenderanno anche in futuro a limitare se non vietare il “fresco” a favore del confezionato, o comunque “catalogato” magari all’interno della Grande Distribuzione, allora davvero potremo dire addio alle belle e qualitative produzioni locali del chilometro zero.