Saranno ben due i grandi appuntamenti dedicati al melone nel quadrante nord del Lazio, si comincia sabato 16 e domenica 17 luglio a Tarquinia con la Sagra organizzata nel quartiere di San Martino e si finirà a Pescia Romana con i quattro giorni dedicati al re dell’estate (21-24 luglio).
La produzione di meloni da queste parti riguarda una larga fetta dell’agroalimentare di qualità, sono diverse infatti le realtà imprenditoriali che hanno fatto di questo frutto il loro business principale.
Per quanto riguarda la sagra di Tarquinia ad organizzare il tutto, per il quinto anno consecutivo, è stato il Comitato di quartiere San Martino in collaborazione con il comune di Tarquinia, l’Università Agraria e la Pro Tarquinia.
Proprio dall’organizzazione sono stati ringraziati pubblicamente per il loro supporto le O.P. Horta, Ortotuscia e Ortofrutta Agronatura e l’azienda Borzacchi che insieme ai ristoranti del luogo hanno reso possibile la festa.
D’altronde proprio il melone è una di quelle colture DOP al centro dell’acceso dibattito sulla realizzazione di un impianto biogas/biometano a Tarquinia, come denunciato dalle associazioni che si battono per il no all’impianto in località Olivastro in un comunicato diffuso a fine giugno.
Pescia Romana, ormai quasi ai confini con la Toscana, propone addirittura quattro giorni di festeggiamenti per un evento che ormai va verso i 30 anni di vita.
La frazione di Montalto di Castro diventa quindi meta perfetta per contrastare il caldo di luglio gustando dell’ottimo melone fresco sfruttando anche la sua ampia versatilità culinaria, da solo o come contorno, ma anche con preparati e composte di vario tipo.
Prevista inoltre una mostra mercato che aprirà giovedì e venerdì alle 18 e sabato e domenica già alle 10 e l’apertura del Punto Informazioni Turistiche di via Tirrenia, un comodità in più per chi volesse partire da Pescia Romana per realizzare un soggiorno nel cuore della Maremma.
Riscoprendo così, per essere più chiari, le capacità turistiche della gastronomia e delle ricchezze dell’ortofrutta italiane.
di Fabio Ciarla