La situazione è certamente grave, ma la mancanza di informazioni certe – a giorni dall’incendio della Eco-X di Pomezia – sta creando ulteriori danni alle attività agroalimentari di tutto il basso Lazio.
La psicosi, in parte giustificata, la sta facendo da padrona nella popolazione, che non viene rassicurata dalle autorità ancora oggi in attesa di analisi e verifiche sui fumi e sulle sostanze sprigionate dalle fiamme, e quindi gli acquisti dell’ortofrutta prodotta genericamente nel Lazio sono ormai quasi bloccati.
A dirlo sono i gestori dei banchi ambulanti della Capitale, presi d’assalto questa volta da domande sulla zona di produzione ma con evidenti segnali di minori introiti.
Sono partiti contemporaneamente i controlli nelle mense, come ad Anzio e Nettuno, e la diffida per i gestori a ad approvvigionarsi di prodotti ortofrutticoli da aziende che ricadono nelle zone più prossime – entro i cinque chilometri – dal deposito incendiato.
Stesse indicazioni a Roma e perfino in Ciociaria, con una stima di Coldiretti relativa a circa 150 aziende ormai in grave difficoltà proprio per il blocco degli ordinativi di ortofrutta.
Siamo pronti a distruggere i raccolti e a perdere il reddito delle coltivazioni che risulteranno contaminate e che insistono nel raggio dei cinque chilometri di fascia di interdizione che delimita il territorio compromesso dal rogo – ha spiegato David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio – Tuttavia, a fronte del nostro impegno assoluto e totale nel collaborare con le istituzioni sanitarie alla tutela della salute dei consumatori, chiediamo attenzione e celerità nella predisposizione delle procedure per il ristoro degli ingenti danni subiti dalle aziende agricole e dagli allevamenti insediati nel comprensorio interdetto.