Gli impianti di actinidia italiani avranno un altro nemico da cui difendersi prossimamente, il CREA (Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria) ha infatti reso noto che una recente indagine ha accertato la presenza di ceppi di Pseudomonas syringae pv. actinidiae resistenti al rame in impianti (cultivar Hayward e Jintao) sparsi in tutta Italia.
Si tratta della prima volta che questo patogeno è stato rintracciato nel nostro Paese, ma c’è da notare anche come tutti i casi studiati è stata anche accertata, nei tessuti legnosi, la presenza di Psa, l’agente causale della “batteriosi” del kiwi.
Lo studio da cui sono stati tratti questi dati (Petriccione M., Zampella L., Mastrobuoni F., Scortichini M. 2017. Occurrence of copper-resistant Pseudomonas syringae pv. syringae strains isolated from rain and kiwifruit orchards also infected by P. s. pv. actinidiae.) è comparso sull’European Journal of Plant Pathology e spiega anche come l’insorgenza di ceppi di Pseudomonas syringae in impianti frutticoli dove la difesa dai patogeni si basa quasi esclusivamente sui presidi rameici è un fenomeno piuttosto diffuso in tutto il mondo.
L’acquisizione e la distribuzione tra i vari ceppi di un batterio di tratti genetici che conferiscono la resistenza al rame, è dovuta a cosiddetti meccanismi di “trasferimento genico orizzontale”, attraverso i quali, ceppi batterici anche lontani da un punto di vista tassonomico ma che condividono la stessa nicchia ecologica, possono scambiarsi porzioni del genoma che contengono i geni della resistenza a vari metalli, tra cui il rame.
Tale meccanismo è stato confermato anche nel recente studio neozelandese effettuato su Psa.
Una volta acquisita la resistenza al rame, i successivi trattamenti con tale metallo risultano inefficaci.
Da un punto di vista della difesa dell’actinidia nei confronti della “batteriosi” causata da Psa, ne consegue che l’utilizzo dei presidi rameici va effettuato in maniera oculata e senza esagerare, in modo da ridurre negli ambienti di coltivazione l’ulteriore insorgenza di popolazioni batteriche resistenti.
In pratica l’ambito della ricerca chiarisce come sia auspicabile che vengano studiati e individuati nuove molecole e/o composti con proprietà battericide, sostenibili per l’ambiente e per l’uomo, e non a base di rame.