Assoenologi e le stime di vendemmia, Lazio e Umbria avranno un calo del 40%

Assoenologi e le stime di vendemmia, Lazio e Umbria avranno un calo del 40%

di Fabio Ciarla

Le difficoltà della stagione erano note, sia per le gelate primaverili sia per la siccità che ormai perdura da mesi, ma certo pensare che si arriverà a vendemmiare con un 40% di prodotto in meno fa riflettere.

La stima arriva dall’Assoenologi, che prevede una produzione nettamente inferiore rispetto a quella del 2016 in quasi tutte le regioni italiane con punte negative proprio al centro.

A memoria d’uomo – si legge nella nota di Assoenologi – non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata. Ad aprile un’ondata di gelo ha attraversato la Francia, la Spagna e tutto il nostro Paese, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare. Un lungo periodo di siccità, fatte salve alcune regioni del Nord, che ancora persiste, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto, tanto che la colonnina del termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei 40°C. I vigneti del Nord – continua la nota – hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio ed agosto, di provvidenziali piogge anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali.

Le prime previsioni Assoenologi indicano una produzione di vino e mosto inferiore di ben 13 milioni di ettolitri rispetto allo scorso anno pari ad una flessione di circa il 25%.

Entro la fine del mese di agosto Assoenologi comunicherà una stima dettagliata circa la produzione quali-quantitativa della campagna in corso riferita alle singole regioni italiane. 

Per la macroregione Lazio-Umbria la perdita più alta, si passerebbe infatti dai 2.284.000 ettolitri (ISTAT) del 2016 alla cifra, stimata, di 1.360.000 per il 2017.

Un tracollo che almeno, si spera, potrebbe aiutare a risalire leggermente i prezzi dal campo al prodotto finito. Magra consolazione.

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