Ormai sta diventando un ritornello che qualcuno classificherà come noioso e ripetitivo: l’e-commerce è il futuro del vino.
Un concetto che ai più non sembra verosimile perché, al momento, i numeri sono ancora piccoli se non minimali, parliamo di circa 24 milioni di euro di movimentazioni annue, davvero poco.
Ma gli esempi di mercati e iniziative che si stanno sviluppando ci sono, a cominciare dalla notizia delle ultime ore, che riguarda in realtà l’export ma che di certo non può lasciare indifferenti.
Dopo la visita a Vinitaly del fondatore, Jack Ma, il colosso dell’e-commerce cinese Alibaba ha stretto un accordo con Mezzacorona, una delle realtà enologiche italiane più attive con 175 milioni di euro di fatturato e una lavorazione di circa 400.000 quintali di uve ogni anno.
L’espansione in Cina, dove Alibaba ha una quota pari all’80% dell’e-commerce, partirà a giugno con l’apertura di un negozio elettronico dedicato sulla piattaforma di Jack Ma, insieme ad un periodo di promozione del Made in Italy alimentare arricchito di altri marchi famosi nel mondo come Lavazza, Barilla e Ferrero.
La speranza è ovviamente quella di migliorare la presenza del vino italiano su uno dei mercati in più forte espansione, sul quale i nostri cugini francesi si sono mossi molto prima conquistando importanti quote di diffusione e realizzando un fatturato dieci volte superiore al nostro.
Tornando però a noi partiamo dalla diffusione dell’e-commerce nel mondo del vino, fermo ad una percentuale tra le più passe al mondo, ovvero lo 0,2% mentre la media globale è superiore al 2%.
Numeri davvero piccoli per l’Italia ma, rispetto ad altri settori, anche per il mercato mondiale.
Le difficoltà registrate in questi anni per lo sviluppo di questo sistema di vendita sono di vario tipo e, purtroppo, tutte autonome.
Da una parte c’è una certa diffidenza per l’acquisto elettronico, non siamo in effetti uno dei Paesi maggiormente digitalizzati dell’Occidente e anche dal punto di vista dell’offerta manca attenzione per la crossmedialità e il mobile, poi subentrano i costi di trasporto e la logistica, concludendo con una carenza legata all’aspetto emotivo del vino.
Di solito infatti l’acquisto di una bottiglia di vino ha una preparazione lunga, si cerca di conoscere il territorio o la cantina, si sviluppa un’attesa che poi è difficile pensare di dover procrastinare aspettando l’arrivo del pacco.
In ultimo, come spesso accade anche per gli stessi territori del vino, sembra mancare un leader di settore che possa far fare il definitivo salto di qualità a questo mercato.
Tutti i vari ecommerce attualmente presenti infatti hanno piccole quote, una scelta ridotta di referenze e si occupano spesso di nicchie.
Anche i sistemi di vendita sono diversi, dall’acquisto “normale” con un listino sempre reperibile alle vendita in stock su singole cantine, per finire con i gruppi di acquisto per cordata.
Un panorama in evoluzione, che prima o poi comincerà a crescere in modo inarrestabile verso le quote che gli sono proprie.
di Fabio Ciarla