di Fabio Ciarla
Dal 2014, prima in Spagna e poi in Italia, per Legge nei pubblici esercizi (ristoranti, tavole calde ecc.) è obbligatorio servire l’olio extravergine di oliva in contenitori con tappi antirabbocco.
In sostanza, per capirci, si deve usare olio riconoscibile e tracciabile, senza tentare scappatoie tipo l’acquisto di una bottiglia di olio extravergine da riempire più e più volte con olio di altra qualità o provenienza.
Eppure la norma, probabilmente l’unica in grado di tutelare insieme il consumatore e il produttore, non piace ai pubblici esercizi.
Situazione comune sia in Spagna, dove l’obbligo è partito, sia in Italia, con stratagemmi di vario tipo atti a eludere l’obbligo.
Da noi è stata la Federazione italiana pubblici esercizi a schierarsi contro l’obbligo, lasciando alla fantasia dei singoli gestori il modo di aggirare la norma o servendo olio d’oliva o magari usando oli aromatizzati (in entrambi i casi quindi non soggetti al tappo antirabbocco).
Senza contare quelli che, come è capitato al sottoscritto, hanno usato e riusato la stessa bottiglia così tante volte che non si sono accorti del fatto che l’etichetta portasse una data di scadenza ormai superata da mesi.
La vecchia e cara oliera, infine e per essere chiari, è vietata in Italia dal 2006.
Servono da una parte controlli più rigorosi, d’altronde è abbastanza facile capire quando il tappo antirabbocco è stato manomesso, e dall’altra un innalzamento della cultura dei consumatori, che devono diventare più esigenti e contestare sul posto la presenza di situazioni anomale.
Ne va del rispetto dei produttori ma soprattutto delle nostre tasche e della nostra salute, se la bottiglia è stata riempita infatti molto probabilmente staremo usando oli meno pregiati di quelli riportati in etichetta, magari maneggiati con poca cura e quindi meno sicuri.