di Fabio Ciarla
La ricerca sul packaging del vino è di Nomisma Wine Monitor, il ruolo invece del neuromarketing sulle vendite è stato analizzato da Vincenzo Russo – insegnante all’Università IULM di Milano – al Wine Export Manager Day organizzato da Wine Meridian.
Si tratta sostanzialmente delle nuove frontiere da vivere, capire, interpretare da parte dei produttori di vino italiani per affrontare i mercati del futuro.
Non si richiede più, ormai, solo di fare vino buono, rispondente all’immagine del territorio e con un’identità precisa (cose comunque non alla portata di tutti), ma di riuscire a interagire e fidelizzare consumatori ormai padroni di nuove competenze.
Secondo Wine Monitor il 20% del nostro export, che è poi il 10% del totale delle vendite complessive, va a finire negli Stati Uniti, che continuano quindi ad essere il mercato da capire e controllare al meglio.
Per il 10% degli americani, ad esempio, la confezione è un elemento fondamentale nella scelta del prodotto (in Italia il dato si ferma al 5%), un discorso che diventa ancora più importante se si analizza il segmento giovani, ovvero i consumatori del futuro.
Differenza inversa invece per la sostenibilità (e non è una sorpresa), con i nostri giovani che ne tengono conto in modo maggiore rispetto ai loro coetanei americani, nello specifico si parla di bottiglie più leggere, etichette in carta riciclabile e tutto quanto può essere spiegato in modo immediato al consumatore.
Passando al neuromarketing, invece, si deve innanzitutto definire di cosa stiamo parlando.
Nel dettaglio, a grandi linee, si può spiegare come con questo termine si punti ad analizzare il processo di vendita nel suo complesso, compresi evidentemente gli aspetti emotivi e psicologici.
Secondo il professor Russo, anche quando si parla di vino l’emozione è alla base di tutto: “Non siamo esseri razionali, ma macchine emotive che pensano.
Le recenti ricerche scientifiche in fatto di funzionamento del cervello umano ci dimostrano come le persone non compiono le proprie decisioni sulla base di soli procedimenti razionali, ma sulla base delle emozioni che il prodotto o il proprio interlocutore riesce a suscitare in loro” (cit. da Wine Meridian).
Sempre più, in futuro, chi vorrà vendere vino dovrà fare i conti con questo approccio, ovvero con la ricerca dell’impatto emotivo oltre che di quello razionale, un concetto nuovo che di certo rivoluzionerà in parte i nostri sistemi di pensiero.