Oleoturismo, la spinta arriva ancora dalla Spagna

Oleoturismo, la spinta arriva ancora dalla Spagna

Si fa un gran parlare in questi ultimi mesi di enoturismo, con un disegno di Legge discusso e discutibile, ma raramente qualcuno ha pensato di analizzare il fenomeno dell’oleoturismo.

Il fenomeno legato alla visita di oliveti e aziende produttrici di olio di certo ha numeri ben più ridotti rispetto al suo omologo enologico, tuttavia ha probabilmente maggiori vantaggi, troppo spesso trascurati.

La riflessione è partita, come spesso accade, in Spagna nell’Università Internazionale dell’Andalusia, dove è stato inaugurato un corso di “Oleoturismo e diversificazione dei frantoi come nuova opportunità di sviluppo”.

Secondo Juan Vilar, professore e consulente, i numeri potrebbero comunque essere importanti per l’oleoturismo in Spagna, con circa 80 milioni di turisti l’anno, provenienti in particolare da Regno Unito, Francia e Germania.

Naturalmente per arrivare a questi obiettivi bisogna programmare le attività e le strutture, ma il conto economico stimato sembra ripagare concretamente gli investimenti.

Inoltre, cosa da non sottovalutare, un fenomeno del genere potrebbe migliorare anche il rapporto generale dei consumatori con l’olio d’oliva di qualità.

Vedere come si lavora e toccare con mano la fatica di ottenere un prodotto di alta gamma significherebbe caricare di valore la visita dei turisti che, una volta tornati a casa, diventerebbero sicuramente consumatori più consapevoli e ambasciatori dell’olio. 

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