di Fabio Ciarla
Se per l’ortofrutta si può fare distinzione di prodotto tra nord e sud del Lazio, quando si parla di olivicoltura la differenza la fanno le qualità coltivate, con una grande diffusione di canina nel viterbese e di itrana (tra le poche se non l’unica cultivar utilizzabile sia da mensa sia per la produzione di olio) nelle colline pontine.
Nella Tuscia laziale a quanto pare le difficoltà della stagione, in particolare la siccità estiva, hanno provocato perdite di prodotto che sfiorano il 50%, sebbene la qualità si confermi buona grazie ad una raccolta straordinariamente precoce dovuta all’eccessivo caldo dei mesi di settembre e ottobre.
L’itrana viaggia a gonfie vele in provincia di Latina, sebbene anche qui non sia stata un’annata facile.
Tra raccolti anticipati e pause per rispettare meglio la maturazione delle olive il prodotto finale sembra anche quest’anno di ottima qualità, sebbene qui la stagione sia ancora in fase di chiusura e quindi non siamo già ai bilanci definitivi.
Intanto arrivano splendide attestazioni di fiducia dal mondo della critica, con il Gambero Rosso che nel suo primo numero della nuova linea grafica (novembre 2017) ha premiato proprio la varietà olivicola del Sud del Lazio con un focus intitolato “I migliori 16 monocultivar Itrana”, presentato con parole molto belle: “Una varietà che anno dopo anno non smette mai di emozionare e che vede protagonisti tanti produttori illuminati che la fanno ormai una star nei concorsi oleari di tutto il mondo”.
Ci permettiamo di aggiungere che sicuramente l’Itrana ha i suoi meriti, ma altrettanti li hanno i produttori!