di Fabio Ciarla
Le ombre si conoscono ormai da tempo, parliamo delle gelate primaverili e della siccità della torrida estate 2017, mentre le luci sono nuove e in parte collegate alle ombre.
La riduzione della produzione causata dalle negatività dell’annata provocherà, o almeno dovrebbe provocare, un rialzo dei prezzi delle uve.
Essendoci meno prodotto sul mercato, si parla di percentuali che variano dal 25 al 35%, si può sperare che almeno quel poco che arriverà in cantina venga pagato più dell’anno precedente.
Anche perché i viticoltori del Lazio, tranne alcune aree, sono ormai costretti da anni a subire le sorti di un mercato impazzito, in cui la scomparsa delle cantine sociali ha lasciato mano libera ai privati che, anche giustamente, decidono i prezzi in base al massimo guadagno.
Tra l’altro, al di là del gelo, la siccità dell’estate ha consentito agli agricoltori di trattare poco e avere uve sane, con il vantaggio quindi di poter produrre alta qualità senza sforzi.
Al momento le ultime voci parlano di prezzi che oscillano intorno ai 20 euro al quintale per le uve base, a salire per le Doc e Docg naturalmente.
Un prezzo che, se fosse rispettato, potrebbe già essere un punto di ripartenza per un settore, quello vitivinicolo laziale, che negli ultimi 20 anni ha visto ridursi la superficie produttiva di circa il 50%.