di Fabio Ciarla
In molti avranno visto comparire nelle scorse settimane dei cartelli a fondo giallo lungo le vigne dei Castelli Romani con scritte che comprendono le parole “VIGNETO” e STANCO”.
Ma non basta, lo scorso 21 dicembre all’Hotel Helio Cabala di Marino si è tenuto anche un incontro relativo a quella che è una vera e propria strategia di accaparramento dei diritti di impianto, puntando proprio sulla stanchezza dei viticoltori laziali.
Che ormai sono stanchi di aspettare i pagamenti delle uve, stanchi di lavorare un prodotto che quasi più nessuno vuole, stanchi di non vedere un futuro e, quindi, molto facili da convincere a piantare qualsiasi altra cosa e a vendere il proprio diritto di impianto.
Il problema è che, in questo modo, la Regione Lazio rischia la scomparsa sulla mappa della produzione vitivinicola nazionale.
Il calo continuo di ettari vitati sta portando la regione verso la soglia minima, come preannunciato un paio di anni fa dall’assessore regionale all’Agricoltura Carlo Hausmann.
Siamo in effetti un po’ agli sgoccioli per i diritti di impianto, la legge infatti ha permesso uno spostamento immediato di quelli per vini IGT da regione a regione fino al dicembre 2015.
Ora la procedura sarebbe vietata, ma in Italia si fa presto a trovare la soluzione quando si devono fare soldi.
Si è passati così all’affitto del terreno, procedura che permette appunto il trasferimento poi dei diritti in altra regione, solo con una tempistica leggermente più lunga.
Ecco quindi che offrire ad un vignaiolo, magari in là con gli anni, 10-12.000 euro per cedere il proprio diritto di impianto, sapendo che in qualche mese lo si può rivendere quasi al doppio, diventa un gioco fin troppo facile.
La legge, a quanto pare, non è stata scritta così bene da impedirlo, ma di certo a livello regionale qualcosa potrebbe essere fatto.
Speriamo quindi non aderiscano in molti alle sirene di questa società di consulenza con sede in Puglia che nella lettera di invito all’incontro del 21 recapitata agli agricoltori ha promesso “un buffet sensazionale, con delle prelibatezze mai gustate…”.