Vino, si (ri)scatena la guerra dei tappi

Vino, si (ri)scatena la guerra dei tappi

Non è una novità ma in queste ultime settimane sembra che l’argomento “chiusure” stia tornando centrale nel dibattito vitivinicolo nazionale.

Un elemento di interesse anche per il Lazio, tra le regioni più tradizionaliste e quindi più affezionate al sughero.

Una delle critiche principali è arrivata in realtà nei confronti di un tappo tecnico, il più famoso microagglomerato in commercio, che secondo alcuni degustatori darebbe un difetto specifico, definito di “amarezza atipica”.

Un elemento nuovo che riapre un dibattito solitamente confinato al famoso “gusto di tappo” che però, secondo i sostenitori dell’efficienza delle chiusure innovative, non sarebbe l’unico né il più grave dei problemi dati dai tappi in sughero.

Ad oggi molti mercati, soprattutto quelli a più alto tasso di crescita nei consumi ovvero il cosiddetto nuovo mondo, sono stabili nel preferire tappi a vite o tappi tecnici (sintetici o biopolimeri), un elemento da non sottovalutare se si vuole puntare sull’export.

I produttori di sughero intanto hanno messo in campo una campagna specifica dal nome di “InterCork 3” andando nelle Università dove si studia enologia, per insegnare l’interazione tra chiusure di diverse tipologie e vino in bottiglia, ma anche il valore del sughero per il prestigio del vino e per la sostenibilità ambientale.  

E il Lazio come si pone? Al momento, pur producendo tanto vino bianco (sicuramente il più adatto alle nuove chiusure) sembra un’area restia a innovare, con una grande maggioranza di produttori che scelgono il sughero, magari anche di scarsa qualità.

In futuro, e ovviamente gli esempi già ci sono, è immaginabile una crescita però delle alternative, con i tappi tecnici sintetici o in biopolimeri in pole position vista la memoria collettiva del territorio che inserisce i vini con il tappo a vite tra quelli di scarsissima qualità.

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